Innovatrice e anticonformista, un carattere energico che la portava ad essere esigente in primis con sé stessa, una visione dell’architettura che le fece ideare progetti che sembravano appartenere a una fantasia personale e fantascientifica di futurismo, a un mondo fatto di velocità, fluidità e leggerezza: Zaha Hadid era tutto questo e molto di più. Libera come le forme che disegnava, con le sue grandi opere e le sue architetture che sfrecciano oltre il paradigma cartesiano della simmetria e dell’angolo retto, è riuscita a farsi spazio tra gli archistar e diventare la prima donna vincitrice del Pritzker Prize nel 2004.
Ogni suo progetto racchiude i valori e i principi di Zaha, tanto che il suo stile è diventato caratteristico ed inconfondibile: una infinita sinuosità e sincronicità di linee curve plasmate su superfici sconfinate, materiche, espressive, intense.
Tutto questo lo si può ammirare e toccare con mano a Reggio Calabria: tra il lungomare Italo Falcomatà e l’area portuale, in quella lunga striscia di costa che guarda le acque fare sponda tra la Calabria e la Sicilia, il design si è fatto materia con la realizzazione della prima parte del Regium Waterfront.
Nel 2008 l’Amministrazione Comunale reggina aveva bandito un concorso internazionale per la riqualificazione dell’area del Waterfront con un progetto che ne valorizzasse il litorale e accrescesse il potenziale turistico della città. A febbraio 2009 si tenne a Londra la cerimonia nella quale venne conferito l’incarico agli architetti Zaha Hadid e Patrik Schumacher, spiazzando gli altri 48 studi di architettura che avevano partecipato. Il progetto sviluppato prevedeva due edifici, Il Museo del Mare ed un Centro Polifunzionale, inseriti in un ampio contesto di 50.000m2, in cui vengono riqualificati gli spazi pubblici, creando una sorta di “paesaggio sull’acqua” che collega i due edifici e dove “l’esterno entra nell’interno” con una serie di aperture e cortili affacciati sul mare.
Dal 2009 si sono susseguite varie vicende che hanno portato ad inaugurare ora questa prima parte di progetto; nel frattempo l’amministrazione comunale sta lavorando allo step n.2, ovvero la realizzazione del Museo del Mare, il cui design – nelle parole di Patrik Schumacher – si ispira alle forme organiche di una stella marina e privilegia forme “allungate, fluide ed astratte, con superfici ondulate e concave e punti d’ingresso spettacolari”.
Ma cosa porta questa riqualificazione dello spazio pubblico? Di sicuro l’elevazione dei principi che hanno ispirato Zaha in fase di progettazione, fatti di un giusto equilibrio di aspetti culturali, sociali, funzionali e stilistici: un luogo di svago e di scoperta, destinato a diventare presto un punto di incontro ed uno spazio sociale attivo in ogni momento, in cui sviluppare programmi educativi di rilievo destinati ad ogni fascia d’età. Quest’area diventa crocevia di culture pronta a rispondere all’interesse di grandi vettori turistici focalizzati sul potenziale esperienziale ed economico di Reggio Calabria. Lo spazio pubblico è componente essenziale della città, che diventa luogo di rappresentazione e di espressione funzionale alla struttura urbana, in questo caso mediante un insieme di elementi come la passeggiata panoramica, le due piazze, la scalinata, la fontana, la storica pineta Zerbi, la tranvia di superficie, il nuovo terminal, il pontile panoramico ed infine il parcheggio con pensiline fotovoltaiche.
Con la realizzazione dell’opera Regium Waterfront si aspira a rafforzare il ruolo dell’area costiera sull’intero territorio reggino attraverso modalità di fruizione di aree precedentemente segnate da forte degrado. Ora che la città di Reggio Calabria è pronta ad aprire le porte all’arte di Zaha Hadid siamo certi che questo progetto porterà una ventata di innovazione e bellezza culturale ed architettonica in quell’area affacciata sul mare che specchia l’Italia continentale e la Sicilia e questi riflessi illumineranno anche i territori circostanti.
Se volessimo collegare il futuro di Reggio Calabria al Regium Waterfront la citazione migliore che ci viene in mente risale al lontano 1942, quando le sagome di Rick Blaine e Louis Renault si allontanano insieme nella fitta nebbia di Casablanca chiudendo il film sull’indimenticabile frase: “Louis, credo che questo sia l’inizio di una bella amicizia” (“Louis, I think this is the beginning of a beautiful friendship.” Humphrey Bogart in Casablanca, USA 1942).