Vi sono elementi urbani che vanno ben al di là della loro mera funzione di manufatti architettonici. Le fontane, oltre ad essere legate tanto alla pubblica utilità quando alla rappresentazione della maestosità e dell’orgoglio della committenza (spesso pubblica), nella storia italiana sono elementi che definiscono il paese e il contesto storico che le ha volute. La tradizione del bel paese narra delle fontane come forma rappresentativa della politica: che si tratti di una fonte dedicata all’approvvigionamento dell’acqua o di un monumento vero e proprio, in ogni caso sono le “voci” attraverso le quali la classe politica parlava e si mostrava ai cittadini in maniera diretta e precisa.
Le fontane furono inizialmente progettate per gestire l’acqua, un bene prezioso e simbolo di civiltà, ma presto diventarono punti di incontro tra la città e i suoi abitanti, conferendo un chiaro significato all’intervento urbano. Già nel passato, le fontane contribuirono a creare quella che viene comunemente definita la “buona prima impressione” di un progetto nel suo complesso: si presentano come elementi che mirano alla spettacolarizzazione, generando immediatamente un senso di soddisfazione, piacere e curiosità nella popolazione, tutte sensazioni che si traducono in ricordi positivi.
Sin dall’antichità si è sempre creduto che attorno alle fontane ruotasse la convinzione che esse rappresentino il bene comune (Bonum comune), ovvero l’interesse generale di rispondere alle esigenze pratiche dei cittadini, mediante interventi utili per la comunità, che rimarcano nel tempo l’orgoglio di chi le ha volute.
Le città, indipendentemente dalla provenienza delle loro risorse idriche, svilupparono nei secoli un sistema sofisticato di condutture sotterranee per portare l’acqua ai vari punti dell’abitato, servendo così le necessità alimentari, igieniche e manifatturiere della popolazione. Durante l’Impero Romano, dal trattato De aquaeductu urbis Romae di Sesto Julius Frontinus (console romano chiamato curatore aquarum, ovvero responsabile degli acquedotti) si evince che Roma nel 98 d.C. aveva 9 acquedotti che alimentavano 39 fontane monumentali e 591 bacini pubblici, ma fornivano l’acqua anche alla famiglia Imperiale e ai proprietari di ville private. Ma soprattutto, si narra che tutte le fontane principali erano collegate a due diversi acquedotti, così da garantire un approvvigionamento idrico costante qualora un acquedotto fosse stato chiuso. Oltre alle fontane principali, vi era una rete ben progettata di piccoli monumenti artistici, fontanelle, abbeveratoi e guazzatoi, che contribuivano a definire e ridisegnare l’aspetto della città. Ai giorni nostri, pochissime delle fontane storiche esistenti riportano la forma originaria nel sito originario: molte sono state definitivamente rimosse, altre sono state spostate, altre ancora spostate e rivisitate, questo perché nei secoli le città hanno dovuto rispondere a numerose esigenze sociali, politiche e urbanistiche che hanno reso necessario un rifacimento o una riconversione dei luoghi.
Utilità e decoro sono i due termini con i quali ci si riferisce alle fontane con maggiore frequenza. Attilio Bartoli e Sonia Merli nel loro articolo “Un aspetto della committenza pubblica in ambito urbano: le fontane” descrivono con precisione questi due elementi, pietre angolari nella storia delle fontane:
- utilitas significa mettere a disposizione della cittadinanza un bene pubblico, in questo caso l’acqua. Facendo una fontana e dichiarandola fatta ad utilitatem civitatis, il Comune afferma che quell’acqua è di tutti e di nessuno. Si tratta di un bene comune ad uso civico e quindi una vittoria sull’insieme di usi e costumi che segnavano i diritti sulle acque. La fontana è una dichiarazione visibile della pubblicità e della libertà di prelievo dell’acqua, prima uso esclusivo dei privati proprietari di pozzi e cisterne.
- decus è l’ornamentum della città, il cui obiettivo persegue con attenzione l’estetica e la funzionalità. La fontana è utile, ma deve essere anche bella, così da impreziosire il paesaggio urbano attraverso l’attrattività degli zampilli d’acqua.
Questi aspetti li ritroviamo vivi e attivi anche ai giorni nostri. Spesso in architettura si parla dell’utile come ragione della costruzione e del decoro come dignità del comportamento e dell’aspetto (arch. Adolf Loos 1870-1933), così che l’architettura dev’essere intesa come habitus del vivere quotidiano. Riprendendo il concetto di utilitas, la fontana nel passato doveva essere principalmente una fonte da cui attingere l’acqua e quindi facilitare l’uomo nell’approvvigionamento idrico, pratica di primaria importanza. Ai giorni nostri i servizi idrici presentano una diffusione capillare su tutto il territorio, quindi l’utilitas delle fontane è legata alla sostenibilità e vengono concepite come strumenti di raffrescamento e come rimedio contro l’effetto isola di calore.
Per decenni le piazze sono state messe in secondo piano per trovare una soluzione all’abitare le città, dovuta alla necessità di creare spazi abitativi per una popolazione in sovrannumero. Ora le Amministrazioni Comunali sono tornate ad interessarsi dei luoghi del “fare comunità”, come le piazze e i parchi, con un’attenzione preponderante verso l’ambiente, al fine di rendere vivibili e sostenibili gli agglomerati urbani. Al fine di creare una rigenerazione del tessuto urbano vengono riprogettate parti di città mediante interventi incentrati sulla sostenibilità ambientale, con soluzioni dove il verde si reimpossessa del terreno e le fontane salgono alla ribalta, perché i loro getti creano un microclima che abbassa di alcuni gradi la temperatura percepita per un sollievo immediato, abbattendo così le isole di calore.
In conclusione, le fontane possiedono una natura che coniuga funzionalità e urbanistica. Spesso uniche nel loro genere, le fontane sono il risultato tangibile di progetti che impreziosiscono il tessuto urbano e che mirano a una manifestazione della loro alta qualità estetica, frutto del lavoro di artigiani di valore. Nel passato le fontane erano principalmente monumentali, ora l’attrattività viene rappresentata dal dinamismo dei getti e quindi dall’evoluzione della tecnica nella gestione e spettacolarizzazione dell’acqua. Nel trattare le fontane pubbliche, tutti i documenti di ora come allora sono improntati all’orgoglio, una sorta di fil rouge tra il passato e presente, che dimostra quanto l’impegno politico miri a creare opere – utili e decorose – nelle quali sia sempre presente un elemento attraente e catalizzante, ma anche un simbolo rappresentativo del successo e del prestigio: la fontana.