Sabato 29 maggio siamo stati a Concordia sulla Secchia (MO) per l’inaugurazione della nuova piazza Gina Borellini, il cui progetto porta la firma degli arch. Alessio Bernardelli e Simona Avigni, soci e fondatori dello studio KM429 Architettura di Viadana (MN). Con l’occasione abbiamo proposto all’arch. Bernardelli una breve intervista sul loro modo di fare architettura e sul progetto appena inaugurato.
1- Quali sono state le principali sfide che avete affrontato nella realizzazione del progetto?
La principale sfida è stata quella di progettare una Piazza che fosse dapprima luogo di ritrovo, ma anche simbolo di rinascita. Per cui la scelta è stata quella di prevedere uno spazio vuoto, inclusivo e senza barriere architettoniche. Una Piazza molteplice, con la possibilità di venir utilizzata in svariati modi, da salotto cittadino a luogo adunanze e a cinema all’aperto. Pochi gesti architettonici sono stati inseriti: una quercia simbolo di resistenza e tenacia a ricordo del terremoto del 2012 e una fontana che si inserisce silenziosamente all’interno dello spazio lastricato.
2- Quando in un masterplan inserisce una fontana, qual è l’obiettivo di questa scelta?
La fontana in uno spazio, in questo caso Piazza, è sempre un’opera d’arte. Arte creata da giochi d’acqua che riflettono i cambiamenti stagionali e che offrono la possibilità di essere ammirati o utilizzati dai bambini.
Quindi fulcro, luogo d’incontro, ma soprattutto simbolo; qui a Concordia scorre vicinissimo il Fiume Secchia al quale il Paese è fortemente legato.
3- La pandemia ha portato ad una rivisitazione del modo di pensare l’architettura, secondo lei dal punto di vista dell’urbanistica quali cambiamenti dovremmo far diventare quotidianità?
Difficile dar risposta a questioni che a mio avviso sono in divenire. Forse questa pandemia ha stroncato l’idea di un’urbanistica su “carta”. Sono venute meno le idee di zonizzazione del territorio in modo rigido e programmatico. Occorre ritornare a pensare l’urbanistica e il territorio con il mix storico con cui si è formata la città e il territorio. Quotidianità deve diventare a nostro avviso ripensare lo spazio pubblico come estensione della propria abitazione; luogo quindi domestico, protetto e curato sia dal punto di vista percettivo che naturale.