1- Gentile arch. Cipriani, potrebbe parlarci del progetto da lei ideato per Piazza Premi Nobel di Pinarella? Come ha sviluppato il concept, il quale mette in primo piano personalità intramontabili che hanno ricevuto questa importante onorificenza?
In verità il concept di progetto nasce in primo luogo, come correttivo di notevoli criticità riscontrate nell’area di intervento e solo in seconda battuta definisce la dedica ai Premi Nobel come elemento connotativo per la piazza. Nel suo assetto ante intervento la piazza era un ampio slargo realizzato contestualmente con una lottizzazione negli anni ‘80, che, nel suo insieme, accusava l’obsolescenza di una realizzazione datata e presentava delle distonie spaziali che la rendevano poco accogliente e dispersiva. Il progetto ha assunto la lettura del contesto e le criticità individuate a punto di partenza per definire i principi compositivi in grado di dare luogo a soluzioni migliorative. Le soluzioni proposte sono state volte a dare risposte puntuali come misure correttive. In particolare il progetto ha lavorato su quattro punti:
- Proporzioni spaziali: Il rapporto tra la dimensione verticale delle quinte degli edifici che definivano la cornice al piazzale e la superficie orizzontale della pavimentazione nel suo assetto precedente l’ intervento,era sbilanciato a favore della dimensione orizzontale. Questo comportava una disarmonia spaziale, che creava una sensazione di straniamento e rendeva lo spazio disarmonico e non a misura d’uomo. Si trattava di una smisurata superficie pavimentata con confini fragili, non sufficienti a delimitarne i bordi. La sproporzione riscontrata nello stato di fatto è stata compensata prevedendo un aumento delle presenze arboree all’interno del piazzale. Oltre ai filari perimetrali, degli alberi sono stati distribuiti in numerose ed ampie aiuole per frammentare l’area del piazzale determinando una compartimentazione dello spazio e definendo orizzonti vegetali con cui ridimensionare i limiti visuali e suddividere l’area in parti a misura d’uomo.
- Accessibilità: Le differenze di quota tra il piano dei marciapiedi disposti a bordo del piazzale e il piano della pavimentazione che componeva la piazza, erano risolte con salti e gradini che creavano delle barriere architettoniche e rendevano alcune aree non praticabili da parte di disabili motori. Le differenze di quota tra i limiti del piazzale e il suo interno dello stato di fatto sono state assorbite nel progetto con la costruzione di piani inclinati con pendenza compresa tra il 5 e l’8% per rendere le superfici continue e praticabili da ogni categoria di utente.
- Criteri di sostenibilità ambientale: La grande superficie del piazzale era rivestita da pavimentazioni che la rendevano impermeabile, non erano presenti le zone d’ombra e mancavano sistemi per la raccolta e il riciclo delle acque meteoriche. Il progetto ha eliminato la impermeabilità dei suoli, aumentando le superfici vegetate e utilizzando pavimentazioni permeabili. La messa a dimora di un alto numero di alberi ha garantito un abbattimento dell’isola di calore e un miglioramento del microclima. Sono stati inoltre predisposti dei rain garden e un’alta percentuale di superfici vegetate per il recupero delle acque piovane.
- Mancanza di identità: Lo spazio del piazzale non aveva elementi che lo caratterizzassero e lo rendessero riconoscibile. Il progetto rende dedica ai 21 premi Nobel che l’Italia ha offerto all’umanità, nomi straordinari che non tutti conoscono, ma che ora sono impressi nelle pavimentazioni e che possono essere ritrovati passeggiando tra le aiuole e gli alberi della nuova piazza.
2- La parola chiave del progetto è sostenibilità, ci spieghi quali interventi e quali espedienti ha inserito nel progetto, affinché l’effetto finale fosse realmente rispettoso dell’ambiente e apportasse benefici tanto alle persone quanto alla natura.
L’amministrazione di Cervia ha approvato nel 2018 il nuovo piano urbanistico generale che, partendo dal concetto di “Cervia – Città Resiliente”, conferma la vocazione all’aumento della qualità urbana e ribadisce tra i propri principi ispiratori la riduzione del consumo di suolo, tratta diffusamente il tema del verde attraverso la valorizzazione della peculiarità di “Città – Giardino”, la riconnessone e integrazione della rete ecologica e il potenziamento delle dotazioni ecologiche. Il progetto assume questi principi generali e li declina in realizzazioni concrete. I quasi 4000 mq di piazza vengono suddivisi in: 3200 mq di superficie pavimentata con calcestruzzo drenante, di cui 680 predisposti per accogliere eventi temporanei; 1620 di aiuole fiorite; 36 nuovi alberi; 250 mq di giardini della pioggia; 9 passaggi in legno composito; 1 fontana con giochi d’acqua.
3- Prevedere una fontana a pavimento con attorno una pavimentazione in calcestruzzo drenante è stata una bella proposta progettuale, perché ha saputo coniugare l’utile al dilettevole, ovvero il recupero dell’acqua con la piena fruibilità degli spazi e dell’estetica della fontana. Quali sono stati gli elementi che l’hanno spinta a scegliere proprio una fontana a pavimento a coronamento di questo progetto?
La fontana a pavimento mi è sembrata una buona soluzione da più punti di vista. In primo luogo perché è in grado di creare uno spazio di interazione con i fruitori: coinvolge grandi e bambini. Ovunque abbia visto delle fontane a pavimento in funzione le ho viste gremite di persone che si bagnavano e di bimbi che giocavano. Una fontana a pavimento è cangiante, offre scenari sempre diversi, si adatta al cambiamento tra giorno e notte, sorprende, rinfresca l’ambiente nel suo intorno. Per il tipo di luogo che si andava configurando con la stesura del progetto mi sembrava in assoluto la migliore scelta possibile.
4- Per concludere, una domanda sul futuro: secondo lei quali strategie dovrebbero attuare progettisti ed imprese per innalzare la qualità degli spazi pubblici, affinché siano adattati e adattabili ai cambiamenti climatici?
Per cultura e esperienza lavorativa diffido delle soluzioni scelte a tavolino per necessità o inclinazioni dettate dal momento e applicate in maniera diffusa e senza discrimine. Non sono sicura che l’applicazione toutcourt di misure di adattabilità ai cambiamenti climatici possa garantire come conseguenza identità e unicità agli spazi pubblici. Come progettista credo che il miglior risultato da offrire siano spazi che siano unici e in cui i fruitori si possano riconoscere. Come progettista di paesaggio credo che questo possa avvenire praticando il rispetto dei luoghi. La pratica di un’attenta lettura e di un ascolto di quelle che sono le richieste del contesto, credo sia in assoluto la migliore strategia per creare luoghi di qualità, che abbiano un’anima e che sappiano creare un armonia tra elementi naturali e necessità umane. Ogni progetto va affrontato come un unicum, una dedica allo specifico, un nuova ripartenza, una ricerca: leggendo il contesto, capendone le qualità per aumentarne il valore, identificando i detrattori per eliminarli, mantenendo lo sguardo ampio e attento a ciò che è dell’uomo ma anche di altri esseri viventi. Questo tipo di approccio progettuale, a mio parere, è in grado di creare luoghi armonici, che abbattono lo iato tra uomo e natura e che quindi hanno come conseguenza naturale di essere adattabili ai cambiamenti climatici.