Nel mondo dell’arte e dello spettacolo sono sempre più le proposte di spettacoli dal vivo ibridati alle nuove tecnologie, dove la programmazione classica è affiancata da contenuti multidisciplinari, propagati anche attraverso la realtà virtuale, mediante sensori o videoinstallazioni. Questo è scaturito dall’incessante voglia e necessità del pubblico di vivere nuove esperienze e provare nuove emozioni, così – dall’altra parte – artisti e aziende collaborano dedicandosi alla ricerca di un modo per immergere tutti i sensi in un’esperienza e creare una realtà “altra”, ma avvertita come reale.
Lo scopo, in molti casi, è proprio quello di proporre delle esperienze di collettività, in cui il senso narrativo coincide con il senso di percezione spaziale. Tanti sono gli esempi come tanti sono gli artisti che negli anni si sono cimentati in varie sperimentazioni per offrire spettacoli unici, innovativi e nuovi al pubblico, rivolgendosi tanto alla collettività quanto al singolo, a seconda del tipo di performance e al messaggio che intendevano veicolare.
In tutto ciò, anche le fontane danzanti musicali sono una forma artistica che abbraccia l’innovazione. Come tutti i “figli” del Novecento, anche queste fontane crescono e si evolvono di anno in anno, grazie al progredire della tecnologia e, soprattutto, alla creatività umana, dove ragione e deduzione, immaginazione e intuizione, creano opere uniche che narrano la storia che stiamo vivendo.
Su questo ampio scenario Forme d’Acqua porta avanti la sua mission, ovvero creare bellezza attraverso le sue realizzazioni, assieme all’architetto e designer Simona Marta Favrin. Online e sui documenti la trovate come FavrinDesign, per noi è semplicemente Simona, partner storica, architetto ideatrice di numerose fontane danzanti musicali. Una formazione classica, ancorata nel greco, nella filosofia e nella geografia astronomica, diventata architetto per amore del passato, con la volontà di conservare le tracce nobili scritte dall’uomo durante il suo passaggio nel mondo. Per lei arte e design sono forme massime di espressione dell’uomo e strumenti per la comprensione del momento e del luogo in cui è destinato a vivere.
Simona, qual è il tuo ruolo nell’ideazione e nella realizzazione di una fontana danzante musicale?
Il primo apporto è legato all’ideazione della forma della fontana, intesa come sviluppo compositivo e distribuzione nello spazio degli elementi che la compongono. Gli elementi vanno pensati sia in rapporto allo spazio che abbiamo a disposizione e in cui la fontana andrà collocata, sia alle possibili scenografie che una determinata forma compositiva – grazie alla disposizione degli ugelli – permette poi di ottenere, sia in rapporto ai punti di vista scenografici, valutando le prospettive da cui poi gli spettacoli musicali varranno visti.
In alcuni nostri articoli ti abbiamo definito “lightning designer”, ma abbiamo capito che non è corretto. Forse è meglio parlare di te come designer, corretto?
Un po’ questa definizione mi sta stretta, nel senso che la scelta cromatica è solo una parte di un lavoro più complesso, la composizione scenografica del brano, che è fatta di figure, movimenti, dinamiche, passaggi, e anche, infine, di colore. Il colore è infatti l’ultima fase della progettazione di uno show musicale. Ci piace che la fontana danzi perfettamente anche in pieno giorno, quando il supporto del colore non c’è: questo implica un lavoro maggiore, customizzato sul brano, che viene smontato battuta per battuta e ricostruito insieme all’acqua e al movimento degli ugelli che abbiamo a disposizione.
La fontana si trasforma quindi in un corpo di ballo, in cui ogni elemento contribuisce nei modi e nei tempi a creare la coreografia: ci sono i primi ballerini, ma anche tutto il resto del corpo di ballo, che “danza” sulle note musicali fondendo i propri movimenti con il ritmo e l’andamento del brano.
Il colore è il “costume su misura” che veste la fontana, contribuendo ad aumentare la sua forza espressiva e il coinvolgimento del pubblico, oltre che a renderla bellissima!
Quando hai iniziato a lavorare sulle fontane danzanti musicali? Qual è stata la tua prima esperienza?
Ho iniziato nel 2018. La prima fontana danzante e musicale è stata quella che abbiamo progettato e realizzato, assieme a Forme d’Acqua, per l’ingresso di una struttura ricettiva molto importante, l’Hotel Quellenhof di Merano.
Come tutte le prime volte, è stato molto emozionante e altrettanto complesso, ci si apriva un nuovo mondo da esplorare e con delle potenzialità espressive incredibili. L’unione della musica al movimento dell’acqua crea un mix dirompente, cui è impossibile rimanere indifferenti. E riuscire a creare emozioni con l’acqua è un grande privilegio.
In apertura parlavo della muldisciplinarietà che caratterizza questo tipo di realizzazioni, quindi di sicuro ci sono altre figure con le quali collabori quando c’è da progettare e programmare una fontana danzante musicale. Con chi lavori? Come vi organizzate?
Lavoriamo insieme, io ed Elia, che si occupa della programmazione “pura” mediante il software Depence R3 di Syncronorm, che ci consente di visualizzare in tempo reale, a monitor, le coreografie in 3D. Quando lavoriamo assieme, Elia traduce e concretizza le suggestioni visive e le coreografie che ho nella mente.
In generale, iniziamo con l’analizzare la canzone, che precedentemente viene condivisa e concordata con il cliente. Dopodiché, mettiamo giù una prima struttura del brano, attribuendo ai vari elementi della fontana un “ruolo” all’interno della canzone: avremo quindi la voce principale, la batteria, gli archi o i fiati, i quali – durante lo sviluppo del brano – saranno impersonati dal Crown Nozzle, dai Jumping jet, dai Multidirectional Drive o dai vari gruppi di ugelli.
Poi creiamo il “racconto” del brano, un racconto fatto per immagini, in cui gli elementi tecnologici della fontana si trasformano nei ballerini del corpo di ballo che danza al ritmo della musica, andando a descrivere col proprio movimento le strofe e i ritornelli, seguendo e interpretando la dinamica del pezzo.
Alla fine andiamo a “colorare” queste figure: ogni brano ha il suo colore, che deriva un po’ dall’anima del pezzo, ed è intimamente connesso alle emozioni che il brano trasmette quando lo ascoltiamo. Così come un ritmo energico e dirompente, avrà dei colori primari o a contrasto tra loro, così un’anima malinconica verrà raccontata attraverso colori pastello dalle sfumature delicate.
Andiamo più sul tecnico: quali sono le forme che meglio si prestano alla buona riuscita delle coreografie d’acqua?
Non c’è una forma in assoluto perfetta, perché questa è strettamente connessa alla luogo in cui la fontana viene realizzata e vista.
E se potessi scegliere la “combo perfetta” di ugelli, quali sceglieresti?
Li vorrei tutti e… non dovrei avere limiti di budget!
Abbiamo visto che le fontane danzanti musicali si prestano a situazioni molteplici e differenti: interno e esterno, su vasca rialzata, in “vasche mignon”, ristoranti, hotel, piazze pubbliche, porti. Secondo te, qual è il luogo dove esprimono il loro massimo?
Dove più possono arrivare alle persone. Le fontane danzanti musicali sono fatte per le persone, per farle ballare, sognare, emozionare. Non necessariamente la dimensione influisce sulla loro potenzialità, conta forse più la scelta degli elementi tecnologici, che permette di avere delle combinazioni di movimento e forma più ampia e quindi in grado di raccontare meglio il brano.
Nel tuo sito ti racconti così: “Il design è per me una disciplina creativa globale, di matrice artistica e poetica: una delle forme d’arte più intense dell’epoca che stiamo vivendo.”
Come vedi il design delle fontane danzanti musicali dei giorni nostri e di quelli che verranno?
Viviamo nell’era dell’esperienza, in cui si cerca di creare connessioni tra oggetti e persone. Il valore del “prodotto” risiede sempre di più nella connessione che riesce a creare con l’utilizzatore, nell’essere generatore di “esperienze” e di “emozioni”.
In quest’ottica, la progettazione e il design delle fontane danzanti ha una potenzialità incredibile, perché permette di arrivare in maniera prorompente e diretta alle persone, senza filtri. Questo perché utilizza degli elementi primordiali – l’acqua, il suono, il colore – che sono da sempre intimamente connessi alla nostra sfera emotiva e vitale.
E, come dicevo poco fa, poter avere a disposizione – come designer e architetto – gli strumenti e la possibilità di emozionare le persone, è un grande privilegio.