Dietro alle quinte delle fontane danzanti musicali

Intervista a Elia Orazio, programmatore di fontane dinamiche
Dietro alle quinte delle fontane danzanti musicali

Una mattina di febbraio in ufficio, come al solito a lavorare trasversalmente su vari progetti, finalmente riusciamo a sederci vicini per fare una chiacchierata. Elia Orazio è il programmatore di Forme d’Acqua: ha superato la soglia dei 20 da qualche anno, ha una base di elettrotecnico e falegname, e nutre una forte passione per le fontane, soprattutto per quelle dinamiche, le più tecnologiche. Questa passione lo ha portato ad intraprendere la strada della programmazione, un ambito molto di nicchia fatto di consumatori che hanno bisogno di novità, stupore ed esperienze fuori dal comune.

Con questa intervista scopriremo come si racconta Elia, il suo lavoro, quello che è e quello che sarà. In questa produzione enorme di contenuti che rimangono nascosti ai non addetti ai lavori, la realizzazione di una fontana danzante musicale implica un grande lavoro corale, dove tutte le competenze delle persone coinvolte sono armonicamente fuse tra loro come le voci di un coro, senza che nessuno assuma il rilievo di protagonista principale della vicenda.

Scopriamo assieme cosa si nasconde dietro alle quinte di una fontana danzante musicale.

 

1- Far danzare le fontane è un mestiere di nicchia, del quale – per l’appunto – si sa poco. Molti vedono una fontana danzante musicale e magari pensano che ci sia un controller – o qualcosa di simile – a far muovere i getti automaticamente, ma sappiamo che non è così. Spiegaci come funziona veramente.

Esatto, mi è capito di confrontarmi con persone convinte che i giochi d’acqua delle fontane da noi realizzate non fossero altro che dei movimenti automatici ottenuti da un controller, tipo il DMX che si occupa di gestire l’illuminazione di molti palchi. Utilizziamo il protocollo DMX, ma le coreografie di acqua e luci sono il frutto esclusivo delle nostre competenze.

Alla base c’è un software (Depence R3 di Syncronorm) che offre la possibilità di disegnare la sagoma della fontana, sulla quale disporre ugelli, pompe e spotLED. Il disegno scelto si traduce nell’ottenimento di determinate coreografie. Il posizionamento degli ugelli è strategico, perché dev’essere funzionale alle coreografie, e deve avere la possibilità di dividerlo in più sezioni possibili, perché ciò determina una maggiore diversificazione dei giochi d’acqua.

Una volta definita la struttura si caricano i brani e si inizia col far muovere le sezioni (features) che sono state create.

A partire da questo momento il lavoro viene svolto sul singolo brano, secondo dopo secondo, coordinando musica, acqua e luci. Come per chi fa video-editing, grazie ad una Digital Workstation si ha una visualizzazione parallela e/o sovrapposta delle tracce, così da poter intervenire con precisione su ogni singolo passaggio.

Una volta terminata la programmazione dei brani, si passa all’indirizzamento e al collegamento delle varie features selezionate nel programma con i vari ugelli/pompe/luci. Infine, si carica il tutto dentro ad un player, il quale attiva e spegne la fontana e le coreografie nei giorni e nelle ore selezionati.

Ritornando alla domanda iniziale: un controller DMX può far “ballare” la fontana in autonomia, senza il lavoro del programmatore, ma non ha la stessa precisione, varietà di coreografie e personalizzazione che solo la programmazione offre.

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2- Nell’articolo precedente, abbiamo visto con Simona che nella programmazione delle fontane danzanti musicali lavorate fianco a fianco. Raccontaci com’è una “giornata tipo” quando siete impegnati nella programmazione.

Mangiamo, beviamo, facciamo 7 o 8 merende… Scherzi a parte, i nostri lavori sono complementari, si cerca di unire il bello/l’estetica al funzionale. Condividiamo tutte le fasi, dalla definizione del disegno della fontana alla programmazione dei giochi d’acqua e luce.

Simona si occupa della parte scenografica ed estetica, personifica la fontana immaginandola come un corpo di ballo, così da trarre ispirazioni sempre nuove per la realizzazione di giochi d’acqua. Poi, in base al brano, sceglie i colori, definendo se in preponderanza saranno colori caldi o freddi, primari o pastello, poi come si devono muovere i getti d’acqua di ogni ugello… Alla fine io riporto nel software quello che Simona immagina.

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3- Il software che utilizzi è Depence R3 di Syncronorm, quali possibilità offre? Riesci ad essere di supporto anche alla progettazione delle fontane, oltre che alla programmazione?

Sì, ma in un secondo momento: il primo disegno della fontana viene fatto con software per il disegno, la progettazione e la modellazione 2D e 3D (come AutoCAD o Autodesk Fusion 360), il quale viene poi importato nel software che uso io, Depence R3 di Syncronorm. Qui comincia il bello, perché con questo software posso realizzare e vedere sullo schermo le coreografie d’acqua, ma posso anche contestualizzare in 3D la fontana, vedendola a 360° e da più punti di vista, inserendo il paesaggio, le persone, ma anche la luce naturale in ogni ora del giorno. Questo software mi permette di realizzare dei render realistici sia foto che video, così che il committente possa vedere la fontana finita e funzionante già in fase di progettazione. Ovviamente questo è un plus che offriamo ai nostri clienti, così che possano avere da subito la consapevolezza dell’alto livello dei prodotti che realizziamo.

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4- All’inaugurazione di Marina, la fontana danzante musicale più grande d’Italia, hai avuto modo di vedere un’organizzazione d’eccellenza, mirata alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al quale avete dedicato la performance della fontana sull’Inno d’Italia. Cosa hai avuto modo di imparare da quei giorni? Cosa ti ha insegnato l’esperienza del Palermo Marina Yachting?

Emozione, tanta emozione. Qui andiamo decisamente sul personale e per me l’inaugurazione di Marina è stata la prima vera e propria esperienza in un contesto professionale al 100%, con un varie crew, ognuna dedicata ad uno specifico settore o momento dell’evento, il tutto coordinato da una regia top. Eravamo tutti collegati in cuffia e seguivamo alla lettera i tempi rigidi presenti nella scaletta. È stata una bella esperienza, una palestra e un grande insegnamento su come si lavora nel mondo dello spettacolo, ma anche su come gestire lo stress e le emozioni. In un evento istituzionale con al centro il Presidente della Repubblica bisogna mantenere i nervi saldi e la concentrazione al massimo: la posta in gioco è alta ed è un metro di giudizio su chi sa o non sa fare le cose.

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5- La formazione è essenziale nel tuo mestiere, come anche la continua voglia di esplorare nuovi progetti a cui ispirarsi per poter sempre migliorare ed essere competitivi. Ma se potessi riprogettare una fontana danzante musicale già esistente, quale sarebbe? Come la rifaresti?

Secondo me la fontana danzante musicale più bella è quella di Barcellona, la più funzionale e la più completa, anche dal punto di vista tecnologico. Mi riferisco alla Font Màgica (Fontana Magica): questa fontana la trovo perfetta così com’è, non cambierei nulla, anche se la tecnologia impiegata non è delle più recenti, il modo in cui è stata progettata e i giochi d’acqua che offre non hanno bisogno di modifica alcuna.

Un’altra opera fantastica è la Dubai Fountain: lì non c’è un’unica fontana, ma un sistema di fontane che si estende per 275 metri. È un’opera enorme, bellissima, ma solo con luci bianche: ecco, qui se potessi cambierei l’illuminazione, mettendo degli spot RGB+White, perché il colore influenza tantissimo la riuscita dei giochi d’acqua. Grazie al colore si può compensare la latenza dell’acqua ed avere delle scenografie d’effetto e perfettamente coordinate alla musica.

6- In conclusione, se dovessi spiegare in questo momento il tuo lavoro a dei bambini, come ti definiresti?

Non ci avevo mai pensato… un giocoliere?! [ride] Di sicuro mi descriverei come un domatore dell’acqua o un direttore d’orchestra che dirige i getti dei vari ugelli, per trasmettere l’idea che il mio ruolo è quello di contenere e allo stesso tempo valorizzare al massimo la potenza dell’acqua.

Susanna Dei Rossi

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