La realizzazione del nuovo polo tecnologico è stata frutto di uno studio, commissionato da Arneg Spa al Politecnico di Milano, volto all’ottimizzazione del processo di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti.
1 – In che modo influiscono gli spazi sugli assetti lavorativi?
Ogni attività umana si svolge in spazi, la cui organizzazione, immagine, qualità materica e luminosa hanno la capacità di influire sui modi di utilizzo degli spazi stessi e sul benessere di chi li abita.
Trascorriamo negli spazi di lavoro molto, moltissimo del nostro tempo, e, in relazione alla varietà delle relazioni che l’attività lavorativa intesse con l’ambiente esterno, è inevitabile l’influsso dei caratteri di tale ambiente sulle attività stesse.
Gli uffici sono luoghi in cui persone svolgono le loro attività in modo continuo e dove trascorrono la maggior parte del loro tempo attivo (in alcuni casi, in assoluto, la parte preponderante del loro tempo); sono spazi non solo destinati all’attività lavorativa, ma anche alla convivenza e alle relazioni interpersonali. Per questa ragione lo studio degli spazi del lavoro, la ricerca di soluzioni ottimizzate tanto in termini di organizzazione funzionale [spazi dello stare – statici – posti di lavoro | spazi del movimento – spostamenti – accesso | spazi dell’incontro – riunioni – formazione – relax], quanto di qualità cromatica, materica, sonora e luminosa, risultano determinanti per promuovere condizioni di comfort e, di conseguenza, garantire i requisiti adeguati per la convivenza e la collaborazione tra le persone.
Materiali, cromatismi, luci e ombre influiscono non solo sulla produttività fisica o intellettuale, ma anche sul piacere di essere e permanere nel – e farsi coinvolgere dal – processo produttivo, di cose o di idee. Questa relazione è inevitabile e imprescindibile. In che modo essa influisca sullo svolgersi costante dei gesti del lavoro e delle interazioni personali che questo implica dipenderà dalla dimensione dello spazio e dal perfetto equilibrio tra il volume delle relazioni individuali. Inoltre, dipenderà dal numero degli individui che si trovano a intessere quotidianamente tali relazioni, dalla caratterizzazione e dall’articolazione materica e formale – dal caldo al freddo, liscio e ruvido, luminoso e ombreggiato, naturale e artificiale, etc. delle superfici -, dalla identità che lo spazio riceve da una progettazione ben orchestrata e che saprà farsi riconoscere dalle persone che in esso agiscono.
In Arneg sono state messe in atto strategie di organizzazione e distribuzione basate sulla continuità e sulla trasparenza spaziale, attraverso la costruzione di ambienti aperti, in cui le postazioni di lavoro e le sale per incontri più riservati non fossero intesi come cellule delimitate, chiuse e confinate, ma divenissero parte di un continuum spaziale volto a trasmettere e rafforzare il senso di appartenenza alla comunità lavorativa, senza negare il riconoscimento e l’appropriazione dello spazio o della postazione. Si é cercato un equilibrio tra percezione collettiva delle aree comuni e quella individuale del posto di lavoro di ciascuna persona.
2 – Com’è nata l’idea di inserire l’elemento acqua nel nuovo polo tecnologico?
La vasta superficie d’acqua del Polo Tecnologico nasce come elemento di sospensione, necessario per dare respiro e “creare la distanza alla percezione” di un edificio che, per il suo stesso uso, richiede condizioni ambientali molto performanti e tecniche.
Nasce per garantire ottimali condizioni di illuminazione dello spazio interno, grazie alla profondità dell’area resa inaccessibile dalla superficie liquida e priva di ostacoli e di ombre, e grazie all’ampiezza della vetrata che vi si affaccia.
Nasce, infine, da una riflessione sulla storia del territorio veneto, le cui molte vie acqua e le lagune hanno avuto un ruolo fondamentale nella definizione della struttura stessa del territorio, nella cultura dei suoi abitanti e nell’economia della regione.
3 – Qual è stato il processo che ha portato alla ideazione e progettazione di una grande vasca reflecting?
L’idea di collocare la vasca d’acqua sul fronte dell’edificio e di realizzare così una doppia riflessione, la fluida e la vetrata, l’orizzontale e la verticale, la naturale e l’artificiale, ha condotto quasi spontaneamente alla sua progettazione e realizzazione, dimostrandosi un evento necessario, non sostituibile da altri sistemi di distanziamento, sospensione o “separazione”.
Essa, infatti, è in grado di garantire la corretta misura del rapporto tra il nuovo polo Tecnologico e gli altri ambiti della produzione interni al comparto.
Anche la scelta del materiale, le finiture superficiali, i cromatismi, la continuità con il sistema pavimentale dei percorsi e l’equilibrio compositivo raggiunto per giustapposizione di elementi (la stanza-portale d’ingresso con la sua seduta per “sostare, guardare e ascoltare”, il pozzo, la sequenza di edifici di diversa natura e dimensione collegati tra loro, il giardino, etc.) sottolinea lo stato di necessità della vasca d’acqua, che non è un “fatto a sé”, ma una parte significativa di un insieme di “fatti integrati e intimamente connessi”.
4 – Ci sono correlazioni tra la presenza dell’acqua e il miglioramento delle performance in ambito lavorativo?
Senz’altro. E’ nostro dovere come progettisti scegliere e costruire le spazialità per la vita dell’uomo che, in senso generale, vive e agisce nel mondo. L’attività lavorativa è un’azione complessa e prolungata nel tempo, qualche volta dilatato anche oltre le otto ore giornaliere, in relazione alle emergenze o alle necessità, e merita un’attenzione speciale, un progetto speciale, che non solo definisca ambiti attrezzati con il necessario per la sua esecuzione, ma anche (direi soprattutto) volumi di atmosfere più o meno densi di forze interne, di connessioni (molteplici interazioni tra persone, nelle forme dell’uno-uno, uno-gruppo, gruppo-gruppo, con tutta la gamma dimensionale che può presentarsi), di dinamismi (percettivi, visivi, tattili, fisici) e di bellezza (dell’ambiente interno e dell’ambiente esterno).
In quest’ultimo aspetto l’acqua, insieme alla luce naturale e alla vegetazione gioca un ruolo strategico, fondamentale: il riflettersi di luce e colori, il proiettarsi, lo specchiarsi, l’incresparsi, il defluire sono minime azioni sulle quali l’occhio si posa e dalle quali riceve benessere. Tutto quanto detto riconduce alla bellezza, di cui l’acqua trasporta e trasforma ogni dettaglio.