Il lago balneabile

Il lago balneabile

Avete mai pensato all’esperienza di immergervi in un biolago? Ormai ci siamo progressivamente abituati ad inserire il suffisso bio un po’ in tutto, dall’agricoltura all’edilizia, abbracciando ogni settore dal più comune al più ricercato, tanto che non avere a che fare con qualcosa di “bio” ci fa strano. Da anni il laghetto da giardino e la piscina hanno cambiato veste allargandosi a gusti ed esigenze di quei clienti che sempre più ricercano un approccio sostenibile alla natura, soprattutto nel quotidiano.

Con i termini biolago e biopiscina si intende un bacino ornamentale d’acqua dolce che, oltre ad arricchire il design degli esterni, consente la balneazione in tutta tranquillità in acque trattate in modo completamente biologico e, quindi, totalmente prive di prodotti chimici. Per mantenere l’acqua pulita ed esente da batteri patogeni ci sono vari modi, sistemi che negli anni sono stati migliorati e perfezionati al fine di offrire ai clienti un prodotto realmente “bio” e quindi privo di alcuna sostanza chimica.

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La principale differenza tra biolago e biopiscina è legata all’estetica. Caratteristica tipica del biolago è la sua conformazione che si svincola dalla geometria e si inserisce nell’ambiente, integrandosi con il verde circostante: si può realizzare in qualsiasi spazio, anche in pendenza, grazie all’assenza di calcestruzzo e all’utilizzo di teli in PVC, che si adattano alla forma del terreno e ne seguono armonicamente l’andamento. Un altro tratto distintivo del biolago è l’inserimento di elementi a richiamo della natura, come gradini, cascatelle, giochi d’acqua e luci sommerse, che enfatizzano il design e generano un ulteriore senso di benessere e tranquillità sia allo specchio d’acqua che al contesto circostante. La biopiscina invece, unisce al design della piscina tradizionale il vero contatto con la natura dato dall’acqua (volendo si può realizzare anche senza piante) offrendo un’esperienza originale e unica nel suo genere.

 

Filtrare l’acqua in modo biologico significa operare su due elementi:

  • ciclo del fosforo (fosfati), per impedire la formazione delle alghe: è il ciclo sedimentario più lento presente in natura, che coinvolge il suolo, l’acqua, le piante e i sedimenti;
  • ciclo dell’azoto, per pulire l’acqua naturalmente da nitrati provenienti dalle foglie, insetti e pelle. Questi materiali si depositano sul fondale e vengono assorbiti dalle radici delle piante in 20-30 giorni, ma per velocizzare il processo si aggiungono dei batteri nitrificanti del genere Nitrosomonas o Nitrospiras.

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Per agire su questi cicli e tenere l’acqua limpida (senza alghe) e pulita (senza batteri) dagli anni ‘70 a oggi si è operato in diversi modi. I primi biolaghi prevedevano la sola fitodepurazione, senza l’impiego di dispositivi tecnici, che consiste in un sistema naturale di filtrazione ottenuto da una progettazione attenta di piante acquatiche e palustri, scelte tra ossigenanti, ombreggianti e tappezzanti che eliminano il carico organico presente nell’acqua. Questo sistema, però, implicava un rapporto 1:5 tra piante e biopiscina, limitando di molto la zona nuoto a favore della zona di rigenerazione.  Successivamente si è preferito optare per un mix fatto al 30% di piante e al 70% di tecnologia, offrendo maggior spazio alla zona balneabile e riducendo quella di rigenerazione. Progressivamente la tecnica è stata implementata, arrivando a oggi, con biopiscine realizzate anche senza l’impiego di piante, ma con la depurazione e l’ossigenazione dell’acqua affidata ad un sistema composto da una combinazione di filtri biologici OASE (filtro a pressione, filtro a spugne o filtro continuo) con l’aggiunta di una pompa, una lampada UVC, uno skimmer e una trappola dei fosfati. Questo sistema ha il grande vantaggio di pulire efficacemente l’acqua e di rendere balneabile l’intera superficie della biopiscina (senza dover rinunciare a parte di essa per dedicarla alla zona di rigenerazione); inoltre, svincola il cliente dalla conoscenza di determinate competenze tecniche necessarie alla cura e al mantenimento delle specie acquatiche, che necessitano del Know-how specifico di professionisti del settore.

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Arrivati a questo punto potremmo chiederci: perché preferire una piscina bio ad una tradizionale? La risposta sta principalmente nella qualità dell’acqua: un’acqua priva di agenti chimici permette di essere vissuta anche da persone con pelli molto sensibili, come quelle soggette ad allergie e dermatiti o i neonati. Essendo depurata solo attraverso lampade UVC, filtrazione meccanica, piante e substrati risulta essere particolarmente delicata, al contrario di quella trattata con prodotti come acido, cloro, sali e altre sostanze chimiche aggiunte.

Dunque nella lotta tra biopiscina ad una piscina tradizionale, vince il lago balneabile, il quale regala agli esterni e al territorio circostante il suo alto valore paesaggistico-ambientale: la sua bellezza muta con il passare delle stagioni, cresce e matura, ma soprattutto si fa specchio dei colori e delle particolarità di ogni singolo mese. Non deve essere coperto durante l’inverno, perché continuerà a splendere anche nei mesi più freddi per poi tornare alla sua piena fruibilità con l’arrivo dei climi più caldi.

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Ma dopo tutti questi pregi, vi sono anche dei difetti? L’unico aspetto che potrebbe farvi desistere dal vivere questa esperienza è la formazione del biofilm sulle superfici, il quale non comporta però alcun problema o conseguenza alla salute e alla balneabilità.

Questa tipologia di intervento è sempre più richiesta in strutture ricettive per dare un vero valore aggiunto all’offerta e per incontrare i gusti e le esigenze dei clienti, che sono sempre più direzionati verso un’esperienza sostenibile ed eco-friendly. Per incentivare le strutture ad investire sulla competitività è stato istituito il Bonus Alberghi, che permette alle imprese alberghiere di beneficiare di un credito d’imposta massimo complessivo pari a € 200.000,00 (su un investimento massimo di € 307.693), il quale copre il 65% delle spese di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, eliminazione delle barriere architettoniche, incremento dell’efficienza energetica ed adozione di misure antisismiche, ma anche le spese per l’acquisto di mobili e complementi d’arredo destinati agli immobili oggetto di intervento edilizio; ovviamente tra le spese agevolabili rientrano anche quelle connesse alla progettazione e realizzazione di un biolago o una biopiscina I privati, invece, che non possono godere di questo incentivo, possono scegliere il Bonus Verde per la realizzazione del loro biolago, che consiste in una detrazione Irpef pari al 36% della spesa sostenuta fino a un massimo di €5.000,00; altrimenti se si ha già una piscina e la si vuole ristrutturare e riconvertire in una biopiscina si può optare per il Bonus Ristrutturazioni che offre un’agevolazione pari al 50% su un importo complessivo massimo di €96.000,00.

Giunti a questo punto le informazioni necessarie sul biolago e sulla biopiscina le avete, come anche gli incentivi statali che anch’essi aiutano a realizzarlo, non vi resta che immaginarlo e sceglierci per progettarlo!

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Susanna Dei Rossi

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